Versante Sud - SHIVA S LINGAM - VIAGGIO PARETE NORD-EST

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Shivas’s Lingam

Viaggio attraverso la parete Nord–Est

Lo Shivling è una delle vette più prestigiose dell’Himalaya.
Per gli Indu è il simbolo stesso di Shiva, per gli alpinisti di tutto il mondo l’oggetto delle ambizioni. Da qualunque parte lo si affronti l’ascensione comporta duemila metri di dislivello su difficoltà sempre sostenute.

Nei primi anni ’80 la parete Nord-Est, in particolare, è l’obiettivo. Ha resistito a diversi tentativi di cui uno, quello degli inglesi Nik Kekus e Richard Cox, si è concluso con un incidente mortale. Paolo Bernascone, Fabrizio Manoni ed Enrico Rosso sono giovani alpinisti italiani accumunati da un’idea ben precisa: cercare una montagna esteticamente bella e tecnicamente impegnativa, sulla quale tracciare una nuova via. La spedizione dovrà essere leggera, con i mezzi strettamente indispensabili e adotterà uno stile di scalata “alpino”, senza l’uso di portatori, corde fisse e campi fissi in parete. L’epilogo di questa storia sarà un viaggio, un’epopea di otto giorni al limite della vita, attraverso la parete Nord-Est.

Enrico Rosso è nato a Biella nel 1961. Dalla metà degli anni ‘80 si impegna in scalate tecniche, in stile leggero e alpino. Considera l’alpinismo una spinta creativa, un tentativo di connessione con lo spirito, proprio come avviene in tante pratiche artistiche. Le sue scelte, sono state tanto estetiche quanto tecniche e verso montagne isolate e poco conosciute. Ha aperto numerose vie nuove sulle Alpi occidentali, tra cui lo sperone di sinistra della parete Est delle Grandes Jorasses, alcune delle quali in solitaria. In Himalaya realizza la prima ascensione della parete Nord-Est del Monte Shivling, la prima salita del pilastro Sud del Nuptse, una nuova via pilastro Nord-Est del Thalay Sagar e la salita del Cho-Oyu per il versante Nord. Nel Karakorum pakistano scala lo sperone Sud-Ovest del Latok III. Nell’ Himalaya kashmiriano ripete lo storico itinerario aperto nel 1913 da Mario Piacenza sulla cresta Nord-Est del Monte Kun per realizzare un film sulla prima salita della montagna. Sarà la prima di una serie di spedizioni che avranno come obiettivo un articolato programma di ricerca storica. Nelle Ande peruviane, boliviane e della Patagonia, oltre alla scalata di numerose montagne per itinerari già tracciati, ha aperto nuove vie nella Cordillera di Huayhuash, nella Cordillera Blanca, nella Cordillera Real e nello Hielo Continental Patagonico.

Fabrizio Manoni. Nato a Premosello-Chiovenda in Val d’Ossola nel 1963 è Guida Alpina del gruppo di Macugnaga-Monte Rosa. Ha alle spalle 30 anni di attività alpinistica nei quali ha scalato molte delle grandi vie estreme delle Alpi, dalla Nord dell’Eiger al Pilone Centrale del Frenej, dalla Sud della Marmolada alla Nord delle Lavaredo, dalla parete nord del Badile alla parete Nord del Cervino in 4 ore, in solitaria. Ha aperto numerose vie nuove di estrema difficoltà sulle Alpi Pennine e Lepontine. Sempre applicando un’etica rigorosa, nelle Ande ha salito in solitaria l’Alpamayo per la via Francese, l’Oschapalca, realizzato la prima salita assoluta della lunga cresta Sud del Nevado Copa e aperto una via nuova sulla parete Est del Santa Cruz Chico. In Himalaya ha salito la parete Nord dello Shivling, scalato in stile alpino il Monte Makalu, compiuto un significativo tentativo al pilastro Sud del nuptse e tentato l’Everest per il versante Nord senza ossigeno. Arrivato a 130 metri dalla vetta ha dovuto desistere ed è stato costretto ad un bivacco a 8550 metri di altitudine senza alcuna attrezzatura specifica.

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